Le Indagini Difensive Viste dalla Parte del Cittadino

Ogni volta che un cittadino si rivolge al nostro studio per chiedere “aiuto”, sia esso persona offesa od imputato, occorre spiegargli in cosa consiste realmente la nostra attività di difesa ed ogni volta il cittadino rimane fortemente colpito dalla novità che rappresentiamo ai suoi occhi.
Eh sì, ho usato il termine “novità” poiché le indagini difensive sono – a distanza di ben 30 anni dalla loro entrata in vigore – delle perfette sconosciute agli occhi del cittadino. Purtroppo, non solo agli occhi del cittadino, ma anche a quelli dei Magistrati e degli Avvocati.
Ma andiamo per ordine.
Il cittadino è il più giustificato, delle tre figure sopra menzionate, egli può venirne a conoscenza soltanto quando la Giustizia lo “tocca”, ma l’Avvocato ed il Magistrato non hanno scuse di alcun genere.
L’Avvocato dovrebbe innanzi tutto conoscerle a fondo per poterle utilizzare, ma questo purtroppo non avviene, poiché l’argomento “indagini difensive” nel corso della sua preparazione universitaria, viene appena appena “sfiorato” e quindi trova una certa difficoltà poi nell’attuarle. Vero è che poi c’è un altro ostacolo per l’Avvocato, che non è di non poca entità, ed è rappresentato dal loro costo. Le indagini difensive infatti sono costose non solo economicamente, ma richiedono anche un “costo” rappresentato dal sacrificio, dall’impegno e dalla dedizione, tutte “caratteristiche” che non vanno di moda di questi tempi. Non solo, le indagini difensive, per espletarle, richiedono principalmente curiosità, voglia di conoscere, di scoprire, di osservare. Tutto ciò è indispensabile nel corso di un’indagine. Quando ci troviamo sul luogo del fatto, il luogo “parla” e dobbiamo saperlo “ascoltare”. Quando si fa un’indagine, qualunque sia il nostro ruolo, non è nostro compito giudicare, ma semplicemente osservare: questa è l’analisi del c.d. caso giudiziario. Personalmente, prendo sotto la mia “ala” il fascicolo, lo apro e lo studio in ogni suo particolare e piano piano la sua “storia” prende forma. Trascorro intere giornate insieme a lui per capire, conoscere, scoprire e mai giudicare. Per questo motivo fare indagini difensive è faticoso, è impegnativo, ma nello stesso tempo la nostra fatica può servire per fare chiarezza e raggiungere la “giusta” verità.
La cosa più affascinante è rappresentata proprio dal fatto che l’Avvocato può indagare a fianco dell’Autorità Giudiziaria: si pensi per un attimo a queste due figure che lavorano contemporaneamente per arrivare alla verità, non c’è immagine più bella e garantista per il cittadino!
Se il cittadino è colpevole, sarà interessante comunque una collaborazione tra le due “figure” suddette, per trovare il rimedio migliore dinanzi all’errore commesso. Personalmente, ritengo sia fondamentale trovare il rimedio per recuperare il cittadino “colpevole” più che la sua “punizione”.
Mi duole però constatare che la collaborazione tra Avvocato e Magistrato, quasi mai avviene e ciò ha comunque una sua spiegazione. A mio modesto avviso infatti, credo che per il Magistrato, che ha operato sempre in solitudine, senza doversi confrontare con nessuno, trovarsi una figura quale l’Avvocato – da secoli allo stesso contrapposta – che collabora alle sue indagini, non sia facile da accettare. In pratica ai suoi occhi l’Avvocato è un intruso e lo vive come colui che va a giudicare il suo operato e questo per il Magistrato è un vero e proprio ostacolo difficile da superare.
Si tratta di ruoli che hanno sempre esercitato le loro funzioni separatamente ed è naturale che occorra del tempo per far sì che i ruoli si possano “incrociare”, ma dopo 30 anni questo doveva già essere avvenuto, ma non è così!
Ogni volta che un Avvocato espleta indagini difensive, quest’ultimo viene visto dall’Autorità Giudiziaria come una specie di “avatar”. Quando depositiamo il fascicolo del difensore (contentene gli atti di indagine difensiva) – che si affianca al quello del Pubblico Ministero (contenente gli atti delle indagini preliminari) – questo fascicolo assume spesso un’ importanza secondaria, quasi come fosse una sottospecie dell’altro, ma non è così, o perlomeno dovrebbe avere la stessa importanza agli occhi di chi giudica.
Come semplice cittadina, mi auguro che si possa giungere ad un “incontro” tra queste due strade parallele rappresentate dalle “indagini preliminari” e dalle “indagini difensive”, un incontro nel quale possano collaborare fianco a fianco Pubblico Ministero ed Avvocato, ciascuno con l’utilizzo dei proprio consulenti, confrontandosi reciprocamente per giungere alla verità.

Alessandra Mannini
(Collaboratrice Studio Legale Stefani)