Il Prescrizion Problema

Non alzare il ponte, abbassa il fiume.
E’ l’approccio italico ai problemi. Anche a quelli inesistenti.
Io dico a me stesso che il fantasma “prescrizione” è un altro alibi della inettitudine calato nel nazionale “facciamone un problema” (così evitiamo che si pensi ad altro). In concreto un non-problema come un tempo lo fu lo stabilire se il suo regolamento fosse da collocare nell’ambito del diritto penale o del diritto processuale penale…In sostanza non cambiava nulla, ma furono  scritti  fiumi di dotto inchiostro senza concretezza  alcuna.
Solo allora? Non fa piuttosto parte del costume tricolore (manca il giallo della vergogna!).
Guardate un po’ con quale condiscendenza si è scritto  della norma costituzionale  – di cui è evidente il nesso con il “non-problema” prescrizione – della ragionevole durata del processo.
C’è chi ha detto che  tale norma non  intende “riferirsi alla pura e semplice rapidità del processo in sé e per sé”. E, infatti, l’efficienza processuale che essa sottintende non avrebbe un valore assoluto ma sarebbe presa in considerazione solo “sotto il profilo della ragionevolezza”. Cosicché autorevoli voci hanno letto il disposto come “indicazione programmatica dal valore meramente esortativo”(sic!) e dunque si tratterebbe di una norma “non in grado di incidere sulla lentezza della giustizia”.
Insomma, per tagliar corto, si tratterebbe di una norma dalla “sostanziale inutilità” e in realtà la responsabilità di far andare in fretta la macchina giudiziaria sarebbe affidata al positivo impegno “da parte di tutti i soggetti che vi partecipano a realizzare un corretto equilibrio tra le esigenze della difesa e la lealtà verso il giudice  e la controparte” (si direbbe un refrain:  se i processi non hanno una ragionevole durata  la colpa è di chi non è leale verso il giudice. Di chi mai si starà parlando?)
Tiriamo le somme: la Costituzione recherebbe un ordine sostanzialmente inutile  traducibile in “vi raccomando di comportarvi bene e di non perdere tempo”.
C’era bisogno di metterlo in una Carta fondamentale dei diritti?
Ce lo immaginiamo il Decalogo che invece del tassativo “non uccidere” stabilisse “ragazzi cercate di volervi bene e se proprio volete litigare cercate di non farvi male”?
Di leggi – costituzionali  e non  – possiamo farne quante vogliamo, ma se poi le leggiamo come sopra.

Avv. Domenico Carponi Schittar