Quando la Legge era Legge

La legge è uguale per tutti “Gli zingani, come anche gli oziosi e vagabondi sì maschi che femmine (…) saranno puniti con la galera. Si avranno per oziosi e vagabondi coloro i quali, essendo sani e robusti (…,) andranno vagando, o che si fingeranno storpi o ciechi, eziandio che non girassero questuando.
La legge asserisce che non sarà lecito a veruno di somministrare ai suddetti zingani alcuna sorta di viveri, ricovero ed assistenza; anzi dovranno le città, terre e comunità de’ stati nostri procurare l’arresto e traduzione loro in carceri sicure.
Se alcuno di detti zingani, oziosi o vagabondi infrangerà la legge ne’ nostri stati, sarà castigato non solamente per il delitto che avrà commesso, ma altresì sempre con la pena da esso incorsa per la qualità di ozioso e vagabondo” (Così i §§ 1, 2, 6 e 7 del capo XVI del Regolamento per le Materie Civili e Criminali nel Ducato di Genova promulgato   il 1815 da Vittorio Emanuele per grazia di Dio Re di Sardegna).
E non basta perché la legge dice che le comunità dovevano formare annualmente una nota di “quelli abili al lavoro e non soliti ad impiegarsi, massimamente se frequenti alle osterie e giuochi, affinché chiamati indi nel pubblico consiglio, s’intimi ai medesimi di darsi stabilmente a qualche lavoro, e così astenersi dal vivere ozioso” (ibidem § 11).
Che la legge facesse sul serio è provato dal fatto che le prescrizioni erano “sotto pena ai sindaci e consiglieri di lire quattrocento in proprio e di lire dugento per ogni particolare, da incorrersi qualunque volta si contravvenga alle presenti disposizioni” Ibidem (§ 6)….
… Cose d’altri tempi. Oggi – lasciamo da parte gli “zingani”, che parrebbero essere questuanti e nullafacenti, perché il solo sollevare il sopracciglio parlandone  potrebbe essere istigazione al razzismo – i vagabondi finti storpi e non  sono all’ordine del giorno a girare per le strade mentre  gli  oziosi “massimamente frequenti alle osterie” (“massimamente” giovani) sono all’ordine delle sere a stazionare nei bar spendendo (nonostante le statistiche dicano che in buona parte sono disoccupati quindi, si dovrebbe pensare, senza denaro).
Considerando quelle norme di legge e alla luce della condizione odierna delle strade (e bar) della Repubblica, tenuto conto del nostro personale orientamento,  diremmo “Benedetti Savoia(o)  maledetti Savoia”? (…Ehi, non prendetevela con me: è il titolo di un libro di Lorenzo Del Boca!)

Avv. Domenico Carponi Schittar