Baby Gang il Terrore della Legalità in Italia

Per settimane o addirittura mesi le cronache veneziane si sono dedicate ai misfatti di un gruppo di giovinastri, e finalmente, in aprile un quotidiano ha potuto annunciare al pubblico “ecco chi sono i 30 della baby gang che terrorizza Mestre”…
…Ma, come – mi ero chiesto – li si conosce e sono ancora in grado di terrorizzare Mestre? Un fortunato Paese che dispone di qualcosa come 150.000/200.000 leggi non ne ha un migliaio che consenta la tempestiva neutralizzazione di fenomeni del genere e di dare severi esempi che ne prevengano di simili?
Non dico, ovviamente – non mi è neppure passato per la testa – la lobotomizzazione, o, che so, un campo di concentramento, o i lavori forzati (anche per i genitori), ma quanto meno una sessione di rieducazione in un hotel (pagato) alle terme di Abano o un corso obbligatorio (pagato e con diploma) in qualche facoltà che ha un solo iscritto, … ma si potrebbe pensare ad altro di ancor più severo.
Quando morì il sindaco di Singapore i giornali di mezzo mondo – i nostri compresi – si sbracarono di lodi per un amministratore che aveva fatto della propria città-stato un modello di ordine, di pulizia, di sicurezza…. Perché invece di profondersi in sterili lodi – e invece di ridurci a fare i conti col terrore seminato anche da tredicenni – non andare a copiare quello che aveva fatto lui?… Il fatto è che lui certamente non lo ha fatto usando il battipanni (e, invece, si direbbe che da noi non si usi neppure quello).
Non avevo terminato le mie riflessioni quando si diffusero notizie su baby gang anche a Como, Milano, Napoli, Taranto e chissà dove ancora.
Come mai?
Qualche psicologo ha spiegato che si tratterebbe di un fenomeno legato alla “noia”… Forse alla noia dovuta al fatto di non aver ricevuto, in famiglia e nella società, orari e regole da rispettare?… O dovuta al non aver da fare a casa quei compiti scolastici che a noi non lasciavano il tempo per uscire a far altro? …O dovuta al non aver mai ricevuto da un padre un paio di schiaffi (non sia mai!) per essere stati sorpresi al bar a non far nulla? …O dovuta all’aver (disoccupati o no) abbastanza denaro per potersene stare ore al bar a bere?… O dovuta alla abolizione del servizio di leva che qualche po’ di regole e di disciplina le insegnava? O dovuta alla nonchalance con cui il sistema nazionale tratta sul nascere qualsiasi devianza attendendo che si trasformi in un megaproblema (che è poi incapace di risolvere)?
Nonchalance che ha eco nella condiscendenza con cui il fenomeno è pubblicizzato. Ad esempio – dopo settimane di resoconti di malefatte – un quotidiano ha intitolato: “Baby gang: 12 ragazzi nei guai”….Non c’è qualcosa che non va in simile messaggio minimalista (ricorrente. Venne detto lo stesso, ad esempio, quanto a una gang finita, nel 2011, “in un mare di guai”)?
In realtà, “nei guai” sono finiti – avendo subito percosse e soprusi e riportato lesioni – quanti hanno vissuto la disavventura di aver avuto che fare con le baby gang. Quanto ai loro componenti, degli stessi poteva scriversi più convenientemente, volendo proprio essere teneri, “12 minidelinquenti finalmente alla resa dei conti”.
Sarebbe stato un messaggio (fors’anche un monito) più adeguato; sia per trarre una netta separazione tra le conseguenze che riportano le vittime e quelle che spettano ai sopraffattori; sia per far comprendere a chi devia che son appropriatamente distinte – dando loro il giusto peso, e cioè senza minimizzazioni – azioni che sono consumate da “ragazzi” e però non sono “ragazzate” (come sarebbe un sasso lanciato a caso che finisce per rompere un vetro) bensì’ reati che fanno finire “sotto processo” altro che in generici “guai”.
Ebbene, visto che la diagnosi “noia” non mi convinceva ho voluto approfondire.
Ora so che il fenomeno sarebbe invece dovuto al fatto che i poveri “ragazzi” sono “soli e poco amati” (Spero che quest’altra diagnosi impietosisca e renda comprensivo il vecchio che fu recentemente legato al letto e torturato. Chissà, potrebbe indurlo alla propensione al “perdono” che da noi ha tanto successo).
“Soli e poco amati” venne diagnosticato nel 1999 a seguito di una esplosione, allora, di attività di baby gangs cui seguì l’ansia – convenientissima – di correre urgentemente ai ripari. Forse con poco risultato visto che la stessa ansia si rinnovò nel 2007 quando tra il “soli e poco amati” di prima e la “noia” di ora si frappose la ipotesi di “origini biologiche del bullismo”. Seguirono le ovvie proposte di legge (italiche, ricorrenti epigoni delle famose grida manzoniane).
Con quale risultato? Dal 1999 (che sicuramente non fu il momento di origine) al 2019 siamo “punto a capo”: ossia il sistema (in mano a chi? Adeguato da chi? Attuato da chi?) riavvia il rodato meccanismo italico del “gatto che si mangia la coda” che produrrà una nuova successione di decreti e decretini … e tra altri vent’anni il gatto se la starà ancora rosicchiando.

Avv. Domenico Carponi Schittar